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DICEMBRE/GENNAIO 2018

RIFLESSI DAL FUTURO

METODO INDUTTIVO E MITIZZAZIONE

DEGLI ALGORITMI: LE BANALIZZAZIONI

DA EVITARE NELL’APPROCCIARE

IL PATRIMONIO DI DATI OGGI DISPONIBILE

L’

entusiasmo per i Big Data è maggiore nei

convegni che non tra coloro che hanno

la strumentazione per trattarli. Con una

analogia ardita potremmo dire che si tratta in un at-

teggiamento analogo a coloro che sono entusiasti della

guerra imminente, pur non avendone mai combattuta

una, e i militari di professione che ne conoscono le

conseguenze e sono i più restii ad iniziarla.

La sovrabbondanza di informazioni non significa di per

sé un aumento del sapere. Anzi, quasi sempre, un’eson-

dazione di dati distrugge certezze generando dubbi e

problematiche impreviste. Ne sannoqualcosa gli astrono-

mi che, ad ogni missione satellitare, si trovano di fronte

a incongruenze e a grosse questioni irriconciliabili con

le teorie in uso. Ciò equivale a dire, riportando tutto al

marketing, che senza criteri interpretativi i Big Data

Big Data:

riflessioni

scettiche

di Amagi (Tirelli Associati)

Pro e contro,

qualche esempio

Tuttavia, dopo questa icastica premessa

cerchiamo di cogliere le effettive opportunità

della crescente produzione e disponibilità di

dati che verrà offerta alle aziende che opera-

no nel mercato. Un primo aspetto riguarda

il miglioramento della capacità previsiva di

fenomeni a rapida evoluzione e non lineari.

Un esempio riguarda il lavoro di ricerca del

professor Apurva Jain della Washington

University. Nel 2013, una giovane azienda di

nome American Giant, propose sul proprio

sito Internet un nuovo modello di hoodie, la

tipica felpa con cappuccio che indossano i

giovani nelle stagioni invernali. Il risultato fu

un successo “catastrofico”. In meno di due

giorni dall’annuncio gli ordini ricevuti sul sito

furono di 500.000 $ e tali da rendere quasi

impossibile il loro espletamento. Il professor

Jain, esperto di ricerca operativa è dunque al

lavoro per elaborare modelli che consentano

di simulare questi trend rapidissimi e altamen-

te non lineari. La soluzione (tuttora non conso-

lidata) sembra venire dall’incrocio dei segnali

anticipatori raccolti su Google e su Facebook

in termini di citazioni e visite con l’andamento

reale degli ordini effettuati sul sito.

Ovviamente per evitare il famoso problema

del “garbage-in-garbage-out”, i dati devono

essere accuratamente ripuliti e valutati nella

loro rappresentatività. Il Professor Jain cerca

di valutare pazientemente la stabilità dei

segnali leads & lags, affinché ciò che è valido

in un caso non fallisca miseramente in altri.

Si tenga conto poi che il problema illustrato

è relativamente semplice se rapportato a

ciò che può accadere in quell’ottica di omi-

channel che tanto piace ai nuovi “guru” del

trade-marketing. Basti notare che il problema

della raccolta simultanea e del cleaning dei

segnali è mostruosamente più complesso. I

Big Data non debbono servire ad alimentare

ex-post un’apologetica dei casi di successo,

ma amigliorare effettivamente le performance

attese di un’azienda!

Un “buco nero” della nuova prassi riguarda i

tempi con i quali si possono sviluppare analisi

di questo tipo. Un astronomo ha tutto il tempo

per analizzare i dati relativi ad un exo-planet.