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C

era da scommetterci: al brick andmor-

tar non è facile rinunciare.

E quanto accade all’estero, declinato in

vari casi, magari simili, ma mai identici,

non fa altro che corroborare questa tesi. Prendiamo per

esempio il testa a testa che vede, in terra cinese, contrap-

posti Alibaba e Tencent (da pag 8): una singolar tenzone tra

colossi del web che non ha lo scopo precipuo di dominare

la rete ma, piuttosto, quello di ritagliarsi uno spazio (e di

conseguenza una posizione dominate) anche nel mondo

degli store fisici. Sono dinamiche che fanno riflettere. Senza

dubbio. Anche se dopo la mossa di Amazon su Whole Foods

non sorprendono più di tanto…

E se il punto vendita fisico non ha perso il suo appeal, sarà

allora il caso di studiare più da vicino alcuni casi peculiari,

che possano far scuola, per l’approccio particolare adottato

o per le strategie di vendita implementate.

Come nel caso (restando all’estero) di Sigona’s Farmers

Market

, all’origine (e per vocazione) negozio di fruttivendoli.

Ma che oggi ha scelto di affrontare le sfide del suo mercato,

lavorando anche su altre categorie complesse (come quelle

dei formaggi o dell’olio), senza trascurare il “coinvolgimen-

to informato” dei consumatori. Il risultato? Performance

dinamiche, rinvigorite da un sano e corretto confronto con

i competitor (da pag10).

Velocità, tecnologia, elevati standard qualitativi e di perso-

nalizzazione, sono le caratteristiche emblematiche di Chef in

box, negozio fisico

sui generis

. Si tratta infatti di un vending

di ultima generazione che riesce a proporre cibi naturali a

prezzi convenienti, riducendo i tempi di attesa. Una case

history emblematica di quanto possa essere premiante la-

vorare sul servizio e la funzionalità dell’offerta (da pag. 16).

E in Italia?

Anche nel nostro paese, ci rassicura Iri a pag.18, la scelta

dei retail è stata quella di cambiare approccio, virando “vir-

tuosamente” sui superstore, ma senza abiurare a “mattoni

e malta”.

La scelta vincente per non rinunciare alla fisicità è quindi

quella di cavalcare la propensione allo shopping, dando

risposte adeguate alla nuova domanda.

Ecco perché i Drugstore hanno trovato terreno fertile per

crescere ed erodere quote agli Iper.

Sembrano, infatti, oggi tra quelli più capaci di parlare al

cliente e di intercettarne i bisogni (da pag. 22). Non è un

caso che anche alcuni generalisti abbiano scelto di avere

un occhio di riguardo per il comparto…

E se qualcuno nutre ancora dubbi sulla longevità del negozio

fisico, ecco che ci pensano i Discount a fugare i dubbi residui.

Come Aldi, per esempio, che ha scelto il 2018 per sbarcare

nel nostro paese, o come Lidl che sta lavorando a un nuovo

format urbano più in linea con i target cittadini (da pag. 26).

Investimenti importanti.

Evidentemente, in entrambi i casi, è stato ritenuto che il

gioco valga la candela…

E questo ruolo (ancora inesausto) del negozio trova con-

ferma

anche quando si proceda induttivamente secondo l’iter

inverso: quello dell’andamento delle merceologie.

Dalle birre (pag. 40) alle conserve ittiche (pag. 44), dalla

pasticceria (pag. 36) agli hamburger (pag. 34) l’approccio

al prodotto, infatti, prosegue ancora su driver fisici che

prevedono la gestione delle isole promozionali, degli extra-

display, dell’etichettatura della merce a scaffale e persino

dei volantini cartacei da compulsare tra le corsie.

Il negozio di mattoni e calce non è morto

, dunque, mentre

quello virtuale non smette di crescere.

Nessuno nega una possibile complementarietà tra di essi

(sarebbe come negare l’evidenza dell’omnicanalità). Tuttavia

alcuni requisiti rimangono peculiari (ed esclusivi) di ciascun

canale, come dimostra bene, per esempio, la possibilità di

applicare o meno la dynamic pricing theory (pag.6).

Quindi? Quindi, per onestà intellettuale, sarebbe preferibile

non annullarne mai, per alcun motivo, la cifra identitaria.

Carmela Ignaccolo

EDITORIALE