debba essere ottenuta solo da pomodoro fresco, impone
anche l’obbligodi indicare inetichetta l’originedellamateria
prima utilizzata, precisando la Regione o lo Stato in cui è
avvenuta la coltivazione del pomodoro, per cui non esiste
alcunrischiopericonsumatori.Ergo,chicontravvieneatale
dettato normativo commette un illecito penale.
Premesso ciò, ribadisco che l’ANICAV è
favorevole ad estendere l’obbligo di
indicazione in etichetta dell’origine
della materia prima a tutti i derivati
per garantire lamassima trasparen-
za al consumatore e, a tal fine, nel
corso dell’Assemblea dei soci del 30
maggio sono stateapprovate le “Linee
di indirizzo sull’etichettaturad’originedei
derivati del pomodoro”.
Garanzie dunque per pelati, polpa,
pomodorini e passata. Ma sul concentrato?
Per quanto riguarda il concentrato, non è vietato impor-
tare semilavorato dallaCina, così come da qualsiasi altro
Paese produttore, ma si tratta comunque di quantitativi
limitati che non sono destinati al mercato interno.
Può spiegarci meglio?
In Italia l’85% del concentrato proveniente da paesi terzi
(con quantità variabili tra Cina e Usa, principali produttori e
trasformatori,inbaseallecontingentifluttuazionidimercato)
vieneimportatoconunregimedoganaleagevolato
(TPA):essoviene trasformatosulterritoriona-
zionaleepoi esportatonuovamenteverso
paesi terzi., soprattutto verso i mercati
del West Africa. Il restante 15% viene
rilavorato e utilizzato principalmente
come base per la preparazione di altri
prodotti venduti nel mercato europeo.
Quindi in cifre questo cosa vuol dire?
Che nel 2016, delle circa 92.000 tonnellate
importate in Italia dalla Cina, l’85% (78.000 ton)
sono state importate in regime di TPA ed il restante 15%
in regime di importazione definitiva destinato sostanzial-
mente al mercato dei semilavorati.
f
...
PER ELIMINARE ANCHE
QUESTO 15% MOLTI
SOSTENGONO L’USCITA
DAL REGIME DI TPA
SCOPRI
DI PIÙ
...
N.2 – LUGLIO 2017
12
scenario
ACCUSE DI DUMPING
PER LE AZIENDE ITALIANE:
DA PIÙ DI 10 ANNI I RAPPORTI CON
L’AUSTRALIA NON SONO DEI MIGLIORI
Diciamopurecheneiconfrontidell’industriaitaliana–precisa
DeAngelis– èstatoadottatounatteggiamentopersecutorio
che nel tempo ha inanellato – in una successione serrata di
tappe – varie accuse di dumping nei confronti delle nostre
aziende di trasformazione.
Tralascio i molteplici passaggi, ma voglio sottolineare che,
grazie al costante impegno dell’Associazione, le autorità
australiane hanno riconosciuto che gli aiuti comunitari
al sistema agricolo non possono in alcun modo essere
considerati ai fini del calcolo del margine di dumping (come,
invece, sostenuto in precedenza rischiando di creare un
pericolosoprecedenteperleindustrieagroalimentariitaliane
e dell’UE che lavorano materie prime agricole).
Al contempo, tuttavia, è stato disposto, con una decisione
discutibile e, comunque certamente irrituale, di imporre
un prezzo minimo di ingresso alle aziende in de minimis
e a dazio zero, determinando di fatto il permanere di una
serie di criticità.
Su tale vicenda stiamo continuando a lavorare a tutela del
comparto coinvolgendo il MiSE e la Comunità Europea
e facendo pressione sull’Antidumping Commission e sul
Governo Australiano.
EXPORT A STELLE E STRISCE,
NEANCHE QUI SONO ROSE E FIORI:
L’USTR PUNTA I PIEDI
Cielo tempestoso anche negli States dove l’USTR (United
StatesTradeRepresentative)haavviato il28dicembre2016
una procedura di consultazione pubblica, che si è conclusa
il 30 gennaio, sulla proposta di attivare nuovamente le
sanzioni contro alcuni prodotti comunitari (tra cui i derivati
del pomodoro). Si tratta di una mossa incentivata dai
produttori statunitensi di carne bovina i quali, avendo
ridotto la propria quota concordata nel Memorandum of
understanding(MoU)del2009,successivoallaconclusione
della disputa in sede WTO sulla carne agli ormoni, hanno
di conseguenza progressivamente perso competitività sui
mercati internazionali. L’ANICAV ha espresso, anche in sede
ministeriale, la propria preoccupazione per le conseguenze
che potrebbero scaturire dall’eventuale adozione di una
siffatta misura. L’obiettivo della Commissione europea è
di trovare una soluzione negoziata con USTR, per cercare
di risolvere concretamente la questione.
...
L’ANICAV È FAVOREVOLE
A ESTENDERE L’OBBLIGO
DI INDICAZIONE IN ETICHETTA
DELL’ORIGINE DELLA MATERIA
PRIMA A TUTTI I DERIVATI
NEL 2016 DALLA CINA,
SONO STATE IMPORTATE
CIRCA 92.000 TONNELLATE:
DI QUESTE L’85%
IN REGIME DI TPA
E IL RESTANTE 15%
IN REGIME DI
IMPORTAZIONE DEFINITIVA