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APRILE/MAGGIO 2016
VOUCHER MOLTO DIFFUSI AL NORD
+4,5%
INCREMENTO
DEGLI OCCUPATI
TRA GLI OVER 50
+1,1%
INCREMENTO
DEGLI OCCUPATI
DI SESSO MASCHILE
Tempo indeterminato,
ma anche voucher
Se il mercato del lavoro ha imboccato l’incoraggiante via
della ripresa, non si può tuttavia arrivare alla conclu-
sione che la nuova disciplina abbia sradicato alla radice
il problema del precariato. Benché il “Jobs Act” abbia
abolito le oltre 40 fattispecie di contratto atipico ammesse
dal nostro ordinamento, si sono nel frattempo andate
affermando nuove forme di lavoro non continuativo: si
tratta nello specifico del lavoro accessorio, ovvero di
quelle prestazioni di lavoro svolte in modo saltuario al
di fuori di un normale contratto. Esso viene regolato
dal punto di vista economico mediante l’emissione di
“voucher”, i buoni lavoro erogati dall’Inps, a sostegno
dei quali il “Jobs Act” è intervenuto innalzando a 7
mila euro netti il limite massimo che un lavoratore può
percepire in un anno. Ecco come funziona: su un valore
facciale di 10 euro, 7,50 euro rappresenta il compen-
so orario minimo che viene corrisposto al lavoratore,
mentre 2,50 euro sono versati dal datore di lavoro a
fini previdenziali (1,30 euro all’Inps, 0,70 all’Inail, 0,50
per la gestione del servizio). Utilizzati soprattutto nelle
attività del commercio, nei servizi alla persona ed in
quelli di alloggio e ristorazione, sono quadruplicati dal
2013 e cresciuti di quasi il 70% solo nell’ultimo anno.
Oggi valgono complessivamente quasi 120 milioni di
euro ed interessano un numero di lavoratori superiore
al milione di individui. In quattro casi su dieci il vou-
cher rappresenta l’unica fonte di reddito di chi lo riceve:
un dettaglio preoccupante, se si considera che avrebbe
dovuto riguardare i secondi o terzi lavori con l’intento
di sottrarli all’area dell’economia sommersa. Inps e Mi-
nistero del Lavoro hanno annunciato per i prossimi mesi
un intervento correttivo: un passaggio obbligato per non
vanificare quanto di buono fatto con il “Jobs Act”.
S
30,2%
34,4%
17,8%
11,8%
6%
NORD-OVEST NORD-EST CENTRO SUD ISOLE
% sul totale, 2015
Fonte: REF Ricerche su dati Inps
Ancora un Paese
frammentato
Il dettaglio delle informazioni disponibi-
li è utile per inquadrare il fenomeno in
atto: esso suggerisce come le fratture (di
genere, di età, di geografia) che la lunga
recessione ha esacerbato sono tutt’altro
che ricucite. Dei 200 mila occupati in
più contabilizzati dalla statistica, il re-
cupero ha interessato principalmente gli
over 50 (+4,5% di media nel 2015, per
effetto delle nuove norme previdenziali
che tendono a posticipare l’uscita dal
mercato del lavoro) ed i lavoratori di
sesso maschile (+1,1%).
In compenso, l’Italia è maglia nera in
Europa per la disoccupazione giovanile
(40,4% nel 2015, 42,7% a gennaio 2016) e
per quella femminile, ancora superiore
al 12%, segno che le misure a favore
della genitorialità di cui si è occupato
uno dei decreti collegati al “Jobs Act”
vannoulteriormente rafforzate in termini
di conciliazione lavoro-vita privata.
Buone notizie, infine, giungono dai
divari territoriali (nonostante quasi 10
punti di scarto nei rispettivi indicatori di
disoccupazione, nelle Regioni del Mez-
zogiorno la crescita della forza lavoro
è stata di 4 volte superiore rispetto a
quella del Nord) e da quelli settoriali,
dove il recupero è partito dall’agricoltu-
ra (+4,1%) e dai servizi (+1,1%), mentre
l’industria, zavorrata da una ampia ca-
pacità produttiva inutilizzata, continua
faticosamente ad arrancare.