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alutista, social e culturalmente dinamico,

ma non esente da contraddizioni plateali.

È questo il ritratto che, dell’italiano medio,

ci regala l’ultimo Rapporto Coop. Non sono

rari, infatti, i casi in cui i buoni propositi (vita sana, pochi

grassi, più movimento, riduzione degli sprechi, razionaliz-

zazione delle spese) vengono accantonati, nel nome di una

“bella giocata” (magari on-line) o di una sera all’insegna

dello sballo chimico.

Conclamato bipolarismo, dunque, già cantato a suo tempo

da Samuele Bersani e dal suo scrutatore non votante che

“mantiene intatta la sua etica e dalle droghe si rinfresca con

una bibita analcolica”…

Probabilmente perché entrare in contraddizione è un mo-

do, sia pure poco lineare, di affermare sé stessi. Di gridare

un (magari) illogico no, che attiri l’attenzione e accenda i

riflettori su un’esistenza spesso ignorata.

E nell’attuale quadro socio-economico gli italiani hanno

veramente bisogno di affermarsi. Perché non è che le cose

vadano proprio bene. Anzi.

Per fortuna questo desiderio di dare voce alla propria identità

trova anche altre vie (oltre l’alcol, il gioco e le droghe) per

affermarsi e “urlare” i propri nuovi bisogni. Per sottolineare

le proprie nuove esigenze, espressione di uno stile di vita

“ripensato” e ripensabile.

Come la voglia di benessere e naturalità, per esempio, quasi

a ribadire la volontà del singolo di contrastare il malessere

oleoso che permea la società.

Le nuove domande

Da qui, allora, la ricerca del biologico, settore che oggi vive

un vero boom, tanto da potere essere considerato vero traino

del wellness (da pag.48).

Da qui, pure, la ricerca di brand affidabili, capaci di andare

oltre la mera offerta di qualità, garantendo anche la soddi-

sfazione di beni immateriali (da pag.10).

E tra le nuove aspirazioni ecco far capolino anche lei: la

voglia di comodità. Logico dopo tutto. I rischi (economici

e politici, specialmente) aumentano (da pag. 4), la solitu-

dine individuale avanza, le certezze economiche vacillano.

E allora perché rinunciare alle coccole, seppure effimere e

circoscritte nel tempo e nello spazio?

Ben venga, allora, tutto ciò che facilita la vita. Come i pro-

dotti a elevato contenuto di servizio (siano essi i piatti pronti

o le cialde/capsule del caffè) che stanno progressivamente

colonizzando il segmento, ergendosi a strenui competitor

della moka (da pag. 50).

O come i mobile Pos, sempre più di frequente veri e propri

hub di servizi, in grado di accelerare, migliorare, rendere

più piacevole il processo d’acquisto (da pag. 62).

Consumatori e giudici

E poi c’è la voglia di sicurezza (testimoniata dalla crescente

attenzione per le informazioni in etichetta).

I consumatori hanno deciso di farsi arbitri di ciò che man-

giano o, quanto meno, censori.

E le conseguenze si vedono.

Eclatante (e a suo modo affascinante) la storia dell’olio di

palma, che ancora e sempre gode degli onori della cronaca e

che oggi è stato messo prepotentemente in discussione. Per

l’impatto sulla salute. E per quello ambientale. Per ragioni

ideologiche e per questioni di marketing. Di fatto l’obiettivo

comune dichiarato a più voci è quello di soddisfare le nuove

esigenze dei consumatori (da pag. 36).

Infine, in questo percorso che vuole dar conto delle nuove

richieste, anche il retail ricopre un ruolo importante rive-

lando, nelle sue varie sfaccettature, la sua ambizione di dare

risposte congruenti. Come nel caso di Chef Express (da pag.

16) e di Costco, che dall’estero fornisce stimoli interessanti

anche per noi (pag.24). Ma anche di Veritas, Jumbo, Can-

dylicious, Mast o Stach, secondo il racconto che, da pagina

20, ce ne propone Kiki Lab.

Carmela Ignaccolo

EDITORIALE