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AGOSTO/SETTEMBRE 2016
25mld
EURO DI PRODOTTI
CHE L’ITALIA ESPORTA
OLTREMANICA
OGNI ANNO
il vino potrebbe essere oggetto di qualche difficoltà
(nell’ultimo anno i consumatori britannici hanno ac-
quistato bottiglie italiane per un valore di oltre 800
milioni di euro).
D’altra parte, per venire alle prospettive di segno positi-
vo, una delle conseguenze che potrebbe originare dalla
Brexit è costituita dall’eventualità che essa determini un
ridimensionamento della piazza finanziaria londinese
a vantaggio delle borse dell’Europa continentale. Data
l’incertezza, è inoltre possibile che si affermi un diver-
so atteggiamento delle autorità europee sul rispetto
degli obiettivi di finanza pubblica: in altri termini, è
probabile che si determini in seno alla Commissione
una maggiore disponibilità nell’accordare una devia-
zione rispetto ai target per quei Paesi, come l’Italia,
che potrebbero avanzare una richiesta di deroga.
Solo un recupero nella prima parte del prossimo anno
consentirebbe di riportare la crescita italiana in quota
1%, ma questo avverrà a condizione che il quadro
politico europeo si normalizzi e che le tensioni sui
mercati rientrino. Occorre soprattutto che nel 2017
la politica di bilancio non sia di segno restrittivo (da
evitare la revisione dell’Iva), ma da questo punto di
vista la Brexit può paradossalmente costituire una
opportunità, considerato l’interesse prevalente nello
smorzare le spinte antieuropeiste e scongiurare il ri-
schio disgregazione.
S
che verranno decisi nelle trattative con
gli altri Paesi dell’Unione. Il percorso
richiederà tempo e non sarà senza esi-
tazioni, visto che la preferenza per il
“leave” sembra avere colto imprepara-
ti gli stessi promotori del referendum
(l’attivazione della clausola di uscita,
secondo il nuovo premier britannico,
potrebbe addirittura slittare al 2019).
I principali canali attraverso cui la Brexit
andrà ad impattare sulle economie del-
la zona euro dovrebbero riguardare le
aspettative degli operatori e le tendenze
dei mercati finanziari.
L’esperienza storica ed il confronto con
alcuni episodi del recente passato al-
trettanto eccezionali (l’11 settembre, il
fallimento di Lehman Brothers e la crisi
del debito sovrano) inducono a ritenere
che lo scenario di breve dovrebbe carat-
terizzarsi per un leggero rallentamento
della domanda interna europea e per
una flessione delle esportazioni, deter-
minata dalla svalutazione della sterlina.
È inoltre ragionevole attendersi una
brusca interruzione dei piani di inve-
stimento delle imprese, nell’attesa di
comprendere i tratti del nuovo scenario,
così come è possibile un incremento
della propensione al risparmio (a di-
scapito dei consumi) da parte delle
famiglie, il cui clima di fiducia ha già
manifestato una battuta d’arresto nelle
ultime rilevazioni estive.
È pur vero che il grado di esposizione
delle diverse economie dell’eurozona
alla potenziale recessione britannica
non è uniforme: per i noti rapporti com-
merciali e per la vicinanza geografica,
il Paese più interessato nel breve è na-
turalmente l’Irlanda, ma vi sono anche
economie, come l’Italia, che potrebbe-
ro rivelarsi maggiormente vulnerabili
rispetto ad un aumento del premio al
rischio sui titoli del debito pubblico.
È inoltre utile ricordare che il Regno
Unito non ha una vocazione all’export
di rilievo, ma rappresenta un importante
mercato di sbocco per la manifattura
italiana: dei 25 miliardi di euro di pro-
dotti che l’Italia esporta oltremanica
ogni anno, i settori più interessati sono
quello dell’auto (2 miliardi), quello far-
maceutico (1 miliardo) e quello agroa-
limentare. In questo ambito di spesa,
un simbolo del “made in Italy” come