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Page Background 51 APRILE/MAGGIO 2016

deresti più per la personalizzazione

anche nel modern retail?

Personalizzazione amanetta come dico-

no dalle mie parti. La gente deve capire

che il vino offre infiniti stili, altrettanti

sapori e numerosissime soluzioni in fase

di abbinamento. Solo così si esce dal ruo-

lo, oggi molto in voga, del degustatore

seriale per riappropriarsi di un approccio

con il vino più immediato, divertente e

legato alla convivialità.

Attività degustative instore: sono va-

lide, potrebbero essere migliorate?

Sono valide ma bisognerebbe creare dei

momenti dedicati. Non troppo tecnici e

non troppo lunghi. Una sorta di pillole

da offrire per far sì che il cliente si ap-

passioni al vino in generale.

Il retail è storicamente noto per l’ele-

vatapressionepromozionale: secondo

te questa politica di taglio prezzi dan-

neggia il vino e la sua immagine? O

potrebbe essere utilizzata inmaniera

proficua?

Danneggia se si guarda solo al prez-

zo. Esistono vini buoni e alle volti ottimi

a prezzi contenuti, ma il prezzo stracciato

raramente va di pari passo con la qualità.

Per far capire questo concetto cardine

si potrebbero far girare molte più eti-

chette sugli scaffali magari facendo dei

temporary corner sempre suddivisi per

area di produzione.

La comunicazione sul vino in store:

cosa ne pensi? Quali formule giudi-

chi più azzeccate e quali totalmente

sbagliate?

Penso che non esista una vera comuni-

cazione del vino in store o se esiste si

basa sulle offerte e stop. Bisognerebbe

farci un progetto serio, con persone

competenti, perché il vino da grande

distribuzione potrebbe far ripartire il

consumoquotidiano, ma comunquemo-

derato, che ha sempre caratterizzato il

nostro paese.

Come organizzeresti un’attività di

degustazione, tenendo conto di loca-

tion, bacinod’utenza, posizionamento

prezzo dello store e assortimenti?

Sarebbe un progetto da pensare ad

hoc. Così, ex abrupto, mi verrebbe in

mente un corner, magari anche ampio,

da utilizzare in due momenti top del-

la giornata. Cercherei di raggruppare i

clienti in base ai loromomenti di accesso

all’interno della grande distribuzione.

Ricordiamoci che chi fa la spesa dopo

le 20 non è lo stesso cliente che la

fa alle 18. Ognuno di essi dovrebbero

avere un momento, come detto breve,

ma dedicato. Si potrebbe infine pensare

anche di tenere aperto anche in serata,

quando l’approccio di chi ascolta è più

sereno e ben disposto.

S