Chi si ferma è perduto
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AGOSTO/SETTEMBRE 2016
R
iepilogando: “Ad agosto 2016 si registra un peg-
gioramento della fiducia sia tra i consumatori
sia tra le imprese: l’indice del clima di fiducia
dei consumatori passa da 111,2 di luglio a 109,2 e l’indice
composito del clima di fiducia delle imprese scende da
103,0 a 99,4. Tutte le stime riferite alle componenti del
clima di fiducia dei consumatori registrano una flessione,
seppure con intensità diverse: il clima economico passa da
129,8 a 125,5, diminuendo per il quinto mese consecutivo;
le componenti personale, corrente e futura, dopo l’aumento
registrato a luglio, tornano a posizionarsi sui livelli del me-
se di giugno. Più in dettaglio, il clima personale passa da
105,0 di luglio a 103,6, quello corrente da 109,1 a 107,2 e
quello futuro da 114,8 a 112,2. Le opinioni dei consumatori
riguardo la situazione economica del Paese si confermano
in peggioramento per il quarto mese consecutivo (il saldo
dei giudizi passa da -54 a -60 e quello delle aspettative da
-9 a -15), mentre i giudizi sull’andamento dei prezzi nei
passati 12 mesi e le attese per i prossimi 12 mesi registrano
un incremento (da -31 a -22 e da -30 a -27). Peggiorano
le aspettative sulla disoccupazione (da 30 a 35, il saldo).
Con riferimento alle imprese, il clima di fiducia scende in
tutti i settori: in modo più marcato nei servizi di mercato
(da 108,3 a 102,4) e nel commercio al dettaglio (da 101,3 a
97,1), più lieve nella manifattura (da 102,9 a 101,1) e nelle
costruzioni (da 126,2 a 123,5). Nelle imprese manifatturiere
peggiorano sia i giudizi sugli ordini sia, lievemente, le attese
sulla produzione (da -14 a -18 e da 10 a 9, rispettivamente).
I giudizi sulle scorte rimangono stabili (il saldo è a quota 3
per il quarto mese consecutivo). Nelle costruzioni peggio-
rano i giudizi sugli ordini e/o piani di costruzione (da -24
a -28) mentre le attese sull’occupazione rimangono stabili
(il saldo si attesta a -9 per il terzo mese consecutivo). Nei
servizi peggiorano tutte le componenti del clima: diminui-
scono i saldi dei giudizi e delle attese sul livello degli ordini
(da 7 a 3 e da 8 a 1, rispettivamente) così come il saldo
delle attese sull’andamento dell’economia in generale (da
8 a 3). Nel commercio al dettaglio peggiorano sia i giudizi
sulle vendite correnti, il cui saldo torna negativo per la
prima volta dal mese di gennaio 2016 (il saldo passa da
6 di luglio a -4) sia le attese sulle vendite future (da 21 a
16); il saldo sulle scorte di magazzino passa da 16 a 14”
(www.istat.it,“Fiducia dei consumatori e delle imprese”,
29 agosto). Serve altro?
Keine bella figura
Il debito seguita ad aumentare: siamo giunti a quota 2.248,8
miliardi di euro, ossia al 132,7% in rapporto al Pil, rimasto
invariato nel secondo trimestre rispetto ai primi tre mesi
dell’anno, quando era cresciuto dello 0,3%. Per inciso, a fine
2007 ammontava a 1.596,7 miliardi, pari al 104%. Mentre
incombe la legge di stabilità e per rispettare gli impegni
assunti con la Commissione europea nei mesi scorsi (
scripta
manent
) mancano all’appello almeno una ventina di miliardi
(bazzecole, quisquilie, pinzellacchere). Dovremo insomma
tentare di elemosinare nuove concessioni in materia di
flessibilità, sul filo dei decimali.
Premesso che “la disciplina di finanza pubblica di Roma
è da vent’anni più rigorosa di quella di Berlino”, il saldo
primario non è comunque sufficiente: “l’austerità di bilan-
cio è solo un’inefficace cura dei sintomi del proprio male:
se il Paese non riprende a crescere, è come cercare con
continui sacrifici di riempire un secchio bucato”;
et cetera
(Federico Fubini, “Il paradosso del deficit”, Corriere della
Sera, 22 agosto). Lo scenografico vertice di Ventotene ha
esaltato la
cupiditas serviendi
dei glossatori di stereotipi,
non producendo di fatto alcunché. E il surplus commerciale
tedesco sale ancora, in spregio alle decantate regole dell’Ue
(parafrasando Gary Lineker, “
The European Union
is a sim-
ple game. Twenty-eight
players chase a ball for 90 minutes
and at the end, the
Germans
always win
”; sicché i britannici
hanno deciso di cambiare gioco). In coda: a seguito del
recente sisma, illustrando il progetto “Casa Italia”, Matteo
Renzi è stato
tranchant
: “all’Europa diciamo che quello
che serve per questa cosa lo prendiamo, punto” (Tg1, 29
agosto). Come no. Intanto, “mancano i decreti attuativi, la
ricostruzione partirà senza riforma degli appalti” (la Re-
pubblica, 28 agosto): una situazione di incertezza che in
giugno ne ha causato il crollo (-60%) nei piccoli comuni,
secondo l’Ance.
Sic itur ad astra
…
S
ANNI DI CURE INTENSIVE HANNO CONDOTTO A RISULTATI MEN CHE MODESTI: L’ECONOMIA
SOFFRE, LA PRODUZIONE NON DECOLLA, I CONSUMI SONO FERMI; MENTRE IL DEBITO TOCCA
UN NUOVO RECORD, PURE IN CONSEGUENZA DELLA
STANDING REVIEW
RELATIVA ALLA SPESA
Per tornare a crescere
non servono le giaculatorie:
ci vogliono politiche coerenti
di Enrico Biasi
L’OPINIONE