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AGOSTO/SETTEMBRE 2017

di transito per le spedizioni di prodotti falsi diretti

in Africa. Albania, Egitto, Marocco e Ucraina sono

invece gli snodi più usati per gli invii all’UE, mentre

Panama è un importante punto di transito per i falsi

in rotta verso gli Usa.

Quanto alle vie di trasporto privilegiate, risulta che

circa tre quarti dei prodotti contraffatti sono trasportati

via mare, mentre la spedizione mediante corriere o per

posta ordinaria emerge come modalità usuale per gli

articoli di più piccole dimensioni.

A questo proposito, lo studio evidenzia un trend in

ascesa: è quello relativo a invii di piccoli dimensioni

che nel 2013 hanno rappresentato il 43% del totale.

Molto probabilmente a favorire questa tendenza con-

tribuisce l’e-commerce che solitamente tende a mo-

vimentare piccoli colli spediti per posta ordinaria e

mediante servizi di consegna espressa, spesso diret-

tamente al cliente.

Focus sul food

Rispetto al quadro generale, l’andamento del comparto

food non si differenza sensibilmente. Vediamo però

più nel dettaglio come si configura. Secondo lo studio

EUIPO, già nel 2013 – a livello mondiale - il traffico di

alimenti contraffatti ammontava a 8,7 miliardi di euro

(pari all’1,2% del totale volumi food commercializzati

globalmente). Cina, India e diverse altre economie asia-

ticheminori (Pakistan, Indonesia, Vietname Thailandia)

sono state identificate come i principali produttori di

alimenti contraffatti.

L’esportazione avviene direttamente negli Stati Uniti,

nell’UE, nel Giappone, nell’Africa occidentale (Benin,

Senegal, Nigeria), nell’Africa settentrionale (Marocco,

Algeria) e nello Yemen; o,indirettamente, attraverso

l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti e lo Yemen, ad

altre economie della regione del Golfo.

A livello regionale, la Turchia è un produttore relativa-

mente importante di prodotti alimentari contraffatti e

li esporta nei paesi dell’UE e in Serbia, nello Yemen, o

(indirettamente) in Arabia Saudita. Etiopia e Kenya sono

identificati anche come produttori di prodotti alimentari

falsi per l’esportazione in Arabia Saudita e Yemen. La

maggior parte dei prodotti contraffatti viene spedita

in grandi quantità, in container sia per via marittima

che aerea. Tanti sono gli esempi di prodotti alimentari

contraffatti, tra quelli con una maggiore

incidenza di sequestri ricordiamo: bi-

scotti, dolci e gelati.

Esistono poi anche casi in cui più che di

contraffazione sarebbe più corretto par-

lare (visto che non si tratta di manufatti)

di violazione della proprietà intellettuale

come per esempio nel caso di frutta

(anguria, fragole e mele), carne e pesce

(pollo, manzo, tonno) tè e caffè.

S

Il transito

Se la provenienza dei prodotti con-

traffatti è più semplice da individuare,

tracciarne le rotte commerciali, risulta

più ostico. Tuttavia si è tracciato uno

schema di questi itinerari. Dalla rela-

zione emerge, infatti, che diver-

si paesi del Medio Orien-

te, fra cui gli Emirati

Arabi Uniti, l’Arabia

Saudita e lo Yemen,

costituiscono i

principali punti

L

a ricerca ha delineato un quadro inquietante: il 27% degli inter-

vistati* ha affermato di aver acquistato involontariamente pro-

dotti non autentici online e in Cina si sale addirittura al 46%. Tra

questi, anche beni di consumo che si utilizzano ogni giorno, come

cosmetici (32%), prodotti per la cura della pelle (25%), integrato-

ri (22%) e, cosa ancor più allarmante, medicinali (16%). Molteplici

i canali principali per questo commercio; stando alle dichiarazioni

degli intervistati sono emersi: marketplace (39%), motori di ricerca

(34%), app su dispositivi mobile (22%) e sponsorizzazioni sui social

media (20%), farmacie online (16%). A far sorgere il dubbio che si

trattasse di fake goods ha contribuito per il 34% degli intervistati

l’insorgenza di reazioni negative ai prodotti, mentre il 50% è stato

messo in guardia dalla cattiva qualità dei prodotti L’indagine è pro-

seguita, con la richiesta di cosa fosse ritenuto baluardo affidabile

contro i falsi. La prevalenza dei giudizi è confluita sui brand (89%),

seguiti dai marketplace online (74%), le farmacie online (67%) e le

app sui dispositivi mobile (67%). A questo proposito è interessante

sottolineare come il 34% degli intervistati ritenga che siano i brand

i responsabili della protezione dei consumatori contro il fenomeno

della contraffazione. Una percentuale che si attesta al 44% in Dani-

marca, al 43% in Svezia e al 42% in UK. Mentre un’elevata percen-

tuale (89%) ripone grande fiducia nei siti aziendali.

* I partecipanti all’indagine sono stati intervistati online in 10 paesi, tra cui Regno

Unito, Stati Uniti, Cina, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Spagna e

Svezia. Il sondaggio è stato condotto online e completato tra il 4 e il 10 Maggio 2017.

Il 63%

dei prodotti

contraffatti

sequestrati sono

inviati per posta

ordinaria o corriere:

una crescente sfida

per le autorità di

contrasto

Modalità di trasporto in base al valore

sequestrato

51%

Mare

23%

Servizi postali e

corrieri

19%

Aria

8%

Strada

Fonte

: OECD - EUIPO