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AGOSTO/SETTEMBRE 2017

Cosa succede nell’ambito del light antesignano dei

“senza”?

In generale il segmento “leggero” (senza grassi, zuccheri,

sale)

segna un po’ il passo, probabilmente penalizzato

dalla connotazione fin troppo generica rispetto a “free

from” più specifici e più “cool”.

Ci sono tuttavia categorie in cui continua a funzionare

molto bene, come nel caso del beverage dove le formu-

lazioni più leggere (senza zucchero) trainano il mercato.

Questa tendenza ad alimentarsi meglio, su quali

altri comparti impatta?

Al di là del free from, ha effetti su quelli che offrono

una peculiarità, una promessa di benessere; come per

esempio i prodotti integrali per il loro contenuto di

fibre, quelli a base di soia in quanto fonte di proteine

vegetali, i superfoods per i loro nutrienti o i prodotti

bio, in grado di rassicurare i consumatori. Naturalmente

si tratta di dinamiche di crescita che non potrebbero

esistere se non fossero sostenute da un’offerta consi-

stente e ben strutturata.

Il biologico, per esempio, trae input oltre che dalla

domanda (in aumento), anche da una filiera di punti

vendita specializzati, da un assortimento sempre più

ampio (parliamo oggi di circa 350 referenze) e da un’in-

novazione con tassi interessanti.

Inquestoscenariopositivo, intravedequalcherischio?

Un problema che potrebbe manifestarsi riguarda lo

scaffale: un prodotto potrebbe cioè essere assortito, ma

non acquistato in assenza di un’organizzazione accurata

del punto vendita. Ritengo quindi che per sostenere il

mercato accanto a domanda e offerta non ci si possa

permettere di trascurare un terzo fattore: la gestione

attenta del negozio.

S

Ricapitoliamo, allora: si consuma, ma

si consuma “altro”. Non ci resta che

definire cosa sia “altro”…

Quello che si evince dalle rilevazioni

periodiche è il forte dinamismo di quei

segmenti classificati come “free from”,

che nel 2016, con un trend del +4,2%,

hanno sviluppato oltre 2 miliardi di

euro di fatturato. Ovviamente questo

non implica necessariamente che tutto

ciò che sia fuori da questo perimetro

stia soffrendo, anzi, ci sono comunque

categorie molto dinamiche. Diciamo

però che il “senza” oggi procede con

una marcia in più.

Partiamo dal gluten free…

Nel 2016 la categoria ha sviluppato circa

190 milioni di euro (con una crescita del

20% anno su anno) e oltre 22 milioni di

chilogrammi. Pane, prodotti da forno,

pasta e surgelati, sono le merceologie

più acquistate.

Uno sprint nei consumi che non può

essere imputato esclusivamente all’in-

cremento di diagnosi di intolleranza al

glutine né alla maggiore offerta in gdo,

capace di drenare gli acquisti in far-

macia, ma soprattutto alla crescita degli

acquisti di questo tipo di prodotti da

parte di chi non è introllerante al glutine.

E nelle altre categorie del “senza”?

Anche per i prodotti senza lattosio si

configura uno scenario simile: 14% di

crescita anno su anno, per un valore di

410 milioni di euro. Bene pure i prodotti

senza uova che crescono del 12,3% e

valgono 104 milioni di euro.

Legittimo anche in questi casi chiedersi

se siano realmente in incremento i casi di

intolleranza e di allergia o se, piuttosto,

non ci sia un’altra spiegazione.

L’impressione generale è che questo cam-

bio di abitudini sia molto spesso incenti-

vato semplicemente dalla “voglia di star

bene”. Non è detto che si tratti di scelte

definitive, né che l’opzione del “senza”

riguardi tutti i prodotti. Molto più spes-

so si tratta di acquisti saltuari, che non

hanno un reale impatto dal punto di vista

della dieta ma che, divenuti fenomeno di

massa e moltiplicati per svariati acquisti,

rendono performanti alcuni segmenti di

mercato e producono lo spostamento di

consumi che abbiamo descritto.

PRODOTTI “SENZA”

VENDITE VALORE (MIL €)

TREND % VS ANNO PRECEDENTE

Fonte: IRI. Ipermercati, Supermercati, LSP - Fatturato e Var % Anno 2016.

SENZA

GLUTINE

187 mio €

+20%

LIGHT

(senza/bassi in

grassi, light)

1.149 mio €

-0,1%

SENZA

LATTOSIO

410 mio €

+14,3%

SENZA

CAFFEINA

136 mio €

-6,2%

SENZA

COLESTEROLO/

LATTE/UOVA

104 mio €

+12,3%

SENZA

SALE

60 mio €

-0,7%

BIOLOGICO

1,283 mio €

+20,4%

CEREALI

844 mio €

+5,7%

INTEGRALE

436 mio €

+8,4%

SOIA/

VEGETALE

471 mio €

+21,2%

“SUPERFOOD”

VENDITE A VALORE

(MIL €) TREND % VS

ANNO PRECEDENTE

Fonte: IRI.

Iper, Super, LSP Anno 2016.

I CONSUMATORI

FANNO SCELTE

DIVERSE RISPETTO

AL PASSATO,

ANCHE A SCAPITO

DELLE CATEGORIE

PIÙ TRADIZIONALI

COME LATTE

E CARNE