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AGOSTO/SETTEMBRE 2016

Qual è la risposta – ad oggi – dei consumatori?

I nostri nuovi prodotti sono a scaffale da troppo poco

tempo per poter già parlare di impatto sui volumi

dovuto al cambio di ricetta.

Possiamo però dire che già molti hanno scritto ai

nostri social network e al nostro servizio consumatori

per ringraziarci per aver attuato questo cambio di

ricetta tanto atteso.

Qual è la strategia sottesa a questa scelta?

Per noi è la semplice rappresentazione del fatto che

diamo ascolto alle richieste dei consumatori.

Non ci sono motivazioni ideologiche o ambientaliste

alla base della nostra scelta ma

unicamente rispetto

per la volontà delle persone che ci accordano la loro

fiducia scegliendo di acquistare i nostri prodotti.

È stata quindi una spinta a migliorarci, motivo per

il quale non abbiamo unicamente sostituito l’olio di

palma con un altro grasso, ma abbiamo lavorato per

migliorare tutte le ricette.

ci sono state indicazioni che abbiano imposto di eliminare

questo ingrediente tranquillamente utilizzato in tutto il mon-

do. Comunque, siamo sempre a disposizione delle Autorità

Italiane ed europee per applicare eventuali future norme

previste per l’industria alimentare e quindi procederemo

secondo le indicazioni che queste vorranno darci.

Sul totale prodotto qual è, oggi, la per-

centuale di quello certificato a livello

mondiale?

Oggi, nel mondo, 13,5 milioni di tonnellate,

ovvero il 21% della produzione, sono certi-

ficate RSPO (che al momento è in assoluto

lo standard di certificazione maggiormente

riconosciuto e utilizzato a livello globale).

E in Italia?

Nel 2014, l’Italia ha importato 1,7 mi-

lioni di tonnellate di olio di palma: il 21% destina-

to all’industria alimentare, mentre il rimanente 79%

dal settore bioenergetico, da quello zootecnico, dall’o-

leochimico, dal cosmetico e dal farmaceutico (fonte:

Coeweb ISTAT). L’industria italiana, soprattutto in alcuni set-

tori strategici come quello alimentare, rappresenta un’eccel-

lenza in termini di attenzione alle criticità

legate alla produzione dell’olio di palma

e ambiente. Infatti, in Italia le principali

aziende utilizzano già oggi ampiamente olio

di palma certificato sostenibile RSPO (ad

esempio, di quello che arriva in Italia, circa

il 70% è utilizzato dal settore dolciario).

Oggi chi utilizza olio di palma deve di-

chiararlo in etichetta, ma non si legge

nulla in merito al fatto che sia certifi-

cato o meno.

leggero calo di volumi rispetto all’an-

no precedente, pur mantenendo una

crescita nella quota di mercato, data

dal confronto con la netta contrazione

del resto del mercato. Sicuramente le

notizie riguardo la presunta nocività

dell’olio di palma possono avere allon-

tanato i consumatori dalla categoria dei

frollini, ma è difficile isolare questo

fenomeno all’interno di un contesto

di svariati trend alimentari, e di con-

seguenza non è possibile quantificare

il valore delle perdite a causa del “fe-

nomeno” olio di palma.